Partenza sprint per il settore agroalimentare italiano in questo primo scorcio di 2015, seppure in presenza di un quadro non privo di elementi di incertezza sia a livello nazionale che estero. Lo rivelano Ismea e Unioncamere nel consueto appuntamento con AgrOsserva, l’Osservatorio sull’agroalimentare italiano relativo al primo trimestre del 2015.
Particolarmente positivo il dato delle vendite all’estero di prodotti agricoli e di alimenti e bevande trasformati, con una crescita del 6,2% su base annua nel periodo gennaio-marzo 2015. La dinamica appare in forte accelerazione rispetto all’anno scorso – specie verso i mercati extra Ue – e nettamente più sostenuta se confrontata con l’andamento generale dell’export nazionale.
Confortanti segnali di ripresa emergono anche dal lato della domanda interna dopo la fase di prolungata contrazione dei consumi alimentari delle famiglie registrata in particolare nel 2013 (-3,1%). Le rilevazioni Ismea-Nielsen indicano un incremento degli acquisti alimentari domestici dell’1,4% nel bimestre gennaio-febbraio 2015 sullo stesso periodo del 2014, dato che risulta in linea con le indicazioni Istat sulle vendite del commercio al dettaglio del settore. A influire sulla ripresa dei consumi, sottolinea l’Ismea, anche le scelte di politica fiscale finalizzate a restituire un maggiore potere d’acquisto alle famiglie italiane.
Quanto alle prospettive per il resto dell’anno, la debolezza dell’euro continuerà a giocare un ruolo determinante assieme alle ricadute positive sull’economia nazionale che ci si attende dall’Expo. Tuttavia, precisa il rapporto Agrosserva, fattori di incertezza nel quadro internazionale provengono dagli sviluppi non più scontati della politica monetaria in Usa, a seguito di una probabile revisione peggiorativa delle stime di crescita dell’economia statunitense e dalla forte decelerazione del Pil in Cina. L’evoluzione del quadro macroeconomico di breve termine potrebbe inoltre risentire degli sviluppi della vicenda greca in Europa, della forte instabilità nell’area mediorientale e nordafricana e del protrarsi dell’embargo russo.
Tornando alle dinamiche di questo primo trimestre del 2015, l’agricoltura ha contribuito a rilanciare il Pil del Paese, che in base alla stima preliminare dell’Istat ha registrato un aumento dello 0,3% su base congiunturale.
Una conferma della positiva evoluzione del settore proviene anche dall’incremento degli indici di fiducia dell’agricoltura e dell’industria alimentare elaborati da Ismea, che riflettono un maggiore ottimismo tra le imprese, eccezione fatta per il comparto della zootecnia da latte su cui pesano le incognite del post quote.
Sul fronte dei prezzi agricoli, i primi tre mesi dell’anno fanno registrare nel complesso un rincaro di un punto percentuale su base annua e del 2,1% sul trimestre precedente, evidenziando dinamiche contrapposte tra comparto vegetale e zootecnico. Il primo risulta in crescita di quasi l’11% sui primi tre mesi del 2014 con punte del +71% per gli oli di oliva, e il secondo in flessione del 9,1%, con performance negative sia per i lattiero-caseari (-11,9%) sia per gli animali avviati alla macellazione (-6,6%).
Riguardo ai costi delle aziende agricole, l’indice Ismea dei prezzi dei mezzi correnti di produzione conferma la tendenza al ribasso (-0,5% nella media del primo trimestre 2015 rispetto all’anno scorso), con una chiara diminuzione rilevata sia per la componente energetica che per il capitolo mangimi.
Il tessuto imprenditoriale agricolo nel primo trimestre del 2015 si riduce di -9.034 imprese rispetto ai tre mesi precedenti portando a 744.906 le aziende del settore iscritte nel Registro delle imprese. Il calo più significativo si registra nel Mezzogiorno dove la base imprenditoriale si assottiglia di -4.097 unità.
Si tratta di una riduzione importante, ma in un trimestre che restituisce abitualmente un bilancio negativo, a causa del concentrarsi delle cessazioni d’impresa sul finire dell’anno che poi vengono contabilizzate a gennaio.
In termini tendenziali, comunque, il calo dei primi tre mesi di quest’anno (-2,0%) si rivela come il più basso riscontrato in corrispondenza dello stesso trimestre nell’ultimo quadriennio.
Le difficoltà si associano fondamentalmente alle imprese che hanno una struttura organizzativa più semplice, dunque, alle ditte individuali, che rappresentano comunque l’88,3% delle imprese agricole italiane. Nel primo trimestre del 2015, infatti, il saldo annuale dello stock delle imprese con tale forma giuridica è pari a -16.320, corrispondente ad una flessione del -2,4%. Continuano invece a crescere le imprese con una natura giuridica più complessa, ovvero le società di capitali e le società di persone.
In contro tendenza rispetto all’intero settore agricolo, continua a muoversi l’industria alimentare che conta, a fine marzo del 2015, 69.149 imprese, segnando una crescita di 38 unità rispetto al quarto trimestre dell’anno precedente e di 845 unità su base annua.